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Scheda Film: Barbarossa

Barbarossa



Barbarossa

Titolo Originale: Barbarossa
Nazione: Italia,
Anno: 2009
Genere: Drammatico, Storico
Durata: 139'
Regia: Renzo Martinelli
Sito ufficiale: www.barbarossailfilm.com

Cast:: Rutger Hauer, Raz Degan, Kasia Smutniak, Cécile Cassel, F. Murray Abraham, Ángela Molina, Christo Jivkov, Antonio Cupo, Zoltan Butuc, Federica Martinelli, Vlad Radescu

Produzione: Martinelli Film Company Int., RAI Fiction, Na-Comm
Distribuzione: 01 Distribution
Data di uscita: 09 Ottobre 2009 (cinema)


Trailer: Trailer

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Campagna intorno a Milano, anno 1158. Un ragazzo salva fortunosamente la vita a uno sconosciuto cavaliere. Si chiama Alberto da Giussano, milanese e figlio di un fabbro, e non crede ai suoi occhi quando capisce che il guerriero imponente che ha di fronte è Federico I di Hohenstaufen, l'Imperatore. E' il primo di una serie di fatali incontri tra due personaggi che per origini e condizione sociale non avrebbero mai potuto incontrarsi. Il popolano figlio del Comune più importante del Nord Italia e il sovrano tedesco, che gode fama di uomo giusto. Ma Federico ha un sogno: la realizzazione dell'impero universale. E, insieme, un dubbio che lo tormenta: è davvero lui che Dio ha eletto per quella missione? Barbarossa, spinto dal suo fedele consigliere Rainaldo di Dassel, cerca una risposta consultando la veggente Ildegard von Bingen. La sentenza è incoraggiante ma termina con un sinistro e misterioso avvertimento: guardati dall'acqua e dalla falce. La falce porta la sconfitta. L'acqua porta la morte.
Alberto cresce, si innamora di Eleonora, sopravvissuta al fulmine e per questo sospettata di stregoneria e partecipa all'aspirazione di autonomia dei comuni. Federico I sposa Beatrice di Borgogna, che porta bambina all'altare e diventerà la più tenace sostenitrice della sua missione. Ma per diventare l'Imperator mundi, oltre alla supremazia sul papato, gli è indispensabile il controllo sui Comuni ribelli del Nord Italia. Il 10 marzo 1162, dopo un lungo assedio, Milano viene rasa al suolo dalle truppe imperiali. Durante l'assedio e la distruzione di Milano, Alberto perde i fratelli e vede andare in pezzi la sua vita e i suoi affetti. Accecato dal dolore, cerca di uccidere l'imperatore che riconoscendo in lui il bambino che lo aveva salvato anni prima, gli risparmia la vita. Un errore fatale. E' infatti il giovane milanese a guidare pochi anni dopo la vendetta contro di lui. Il giovane da Giussano, deciso a proteggere il territorio, convince poco a poco i comuni sottomessi che la loro unica possibilità contro il Barbarossa è unire le forze e trovare il coraggio di combattere per la propria libertà. La testardaggine e la volontà di rivalsa di Alberto porteranno alla formazione della Compagnia della Morte, un piccolo esercito formato da ragazzi di ogni estrazione sociale pronti a tutto pur di difendere la loro terra e i valori in cui credono. Lo spirito di fratellanza e l'unione tra i comuni porteranno attraverso il giuramento di Pontida alla nascita della Lega Lombarda. Alla fine, non sono solo due eserciti, a fronteggiarsi sulla pianura di Legnano, ma due inconciliabili concezioni del potere: la grandiosa utopia di un unico regno guidato da un sovrano eletto da Dio, e il nuovo modello mercantile e autonomistico dei Comuni...




Barbarossa
E’ dagli anni di Mister Wolf e Pulp fiction che al cinema non emergeva un peonaggio cult come quello che ci regala Renzo Martinelli con Siniscalco Barozzi. Nobile milanese ricordato nella storia per avere tradito i suoi concittadini aiutando l’invasore Federico Barbarossa a distruggere il capoluogo lombardo nel 1162, questo peonaggio è il vero punto di forza dell’eponima pellicola Barbarossa. E’ lui il chiavistello di quell’autoironia con cui Martinelli alleggerisce i suoi centoquaranta minuti sulla composizione della Lega lombarda da parte dell’eroe Alberto da Giussano, ovvero quando vari comuni, fino ad allora indipendenti e spesso in conflitto spesso tra loro, si unirono per respingere il Sacro Romano impero germanico. Legnano 29 Maggio 1176. Quel giorno anche Siniscalco Barozzi morì, almeno secondo il film.
Partiamo da un peonaggio minore per parlare di Barbarossa perché sono i dettagli a rendere questo film incredibile. Come in molti sapranno si tratta di un film voluto fortemente dalla Lega Nord (da Bossi in particolare), che ha fatto dell’evento storico qui trattato il punto di partenza per tutta la propria iconografia. Il carroccio, il giuramento di Pontida, Alberto da Giussano (la cui statua a Legnano è raffigurata nel simbolo del partito) e così via sono riferimenti che nascono tutti da questo episodio. Parlarne senza legarlo esplicitamente, in qualche modo, all’oggi era inevitabile visto che il film, costato 30 milioni di dollari, è stato coprodotto dalla Rai e ha avuto il contributo del Ministero per i beni e le attività culturali (e se non incasserà, cosa dirà stavolta Brunetta?). Ecco quindi che nell’epica, si ierisce la politica.
Abbiamo il classico Roma ladrona (buttato lì all’interno della frase: Barbarossa... un oppressore tiranno, ridotto a simbolo di Roma ladrona), Libertà contro l’invasore e le tasse e tante altre piccole frasi di apologia sul popolo lombardo, o di rabbia con chi se ne approfitta. L’impianto è quello di un film a tesi, fatto più per vedere su pellicola l’esaltazione di peone e fatti che per scavare dietro di essi, costruire un univeo di significati e significanti che vadano al di là della semplice superficie, di ciò che è facilmente subito assimilabile da tutti. Chi ci vuol vedere la gloria e la forza li troverà, chi invece cercherà un’interpretazione di un momento cardine della storia d’Italia, si dovrà accontentare invece una storia romanzata e inverosimile in cui una donna ha visioni da Cassandra, le spade riflettono il fuoco e un castello bombardato notte e giorno, la mattina dopo è di nuovo completamente intatto. Martinelli non è uno sprovveduto, sa gestire le scene di massa e riesce, talvolta a costruire sequenze quantomeno interessanti, ma il montaggio, e soprattutto la sceneggiatura e i suoi dialoghi, sono completamente sotto il livello di guardia. Al Siniscalco Barozzi di cui parlavamo nella premessa, viene continuamente ripetuto nome e cognome come in una parodia di Maccio Capatonda. Nel sorprendente finale, quando si scopre chi si nasconde dietro l’armatura di un soldato, quel hanno bruciato un’altra, appare così assurdo da suscitare risate, così come il discoo introduttivo di Alberto prima di convincere la sua donna a fai sposare. E vogliamo parlare di quel grido Libertà! di braveheartiana momoria? Tanti scivoloni che alla fine rendono Barbarossa un film di bassa, lega.

La frase: Sire, Milano è la porta della Sicilia.
Andrea D'Addio

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