Quando la notte
Quando la notte
Titolo Originale: Quando la notte
Nazione: Italia
Anno: 2011
Genere: Drammatico
Durata: 114'
Regia: Cristina Comencini
Sito ufficiale:
Cast: Claudia Pandolfi, Filippo Timi, Thomas Trabacchi, Denis Fasolo, Michela Cescon
Produzione: Cattleya, Rai Cinema
Distribuzione: 01 Distribution
Data di uscita: 28 Ottobre 2011 (cinema)
Trailer:
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Tra le montagne un uomo e una donna s’incontrano. Manfred è una guida alpina, chiuso e sprezzante, abbandonato da moglie e figli; Marina una giovane madre in vacanza col suo bambino. Una notte qualcosa succede nell’appartamento di lei e Manfred interviene, portando il bambino ferito in ospedale. Da quel momento l’uomo si metterà sulle tracce di una verità inconfessabile che Marina ha nascosto a tutti, anche al marito, mentre lei intuirà il segreto familiare all’origine dell’odio di Manfred verso tutte le donne. Con una rabbia e un desiderio mai provati prima, i due scopriranno la radice di un legame potente che non riusciranno a controllare né a vivere. Anni dopo quella vacanza, Marina, d’inverno, tornerà al rifugio a cercare Manfred.
Fin dalla prima scena è chiaro che il film ci parlerà di un dolore, un disagio.
Il primo piano di Claudia Pandolfi, Marina nel film, è eloquente: in lei brucia la sofferenza.
La storia di Quando la notte, presentato dalla regista Cristina Comencini in Concorso alla 68esima Mostra del Cinema, è molto semplice.
Marina è una giovane madre, e per curare suo figlio (il piccolo Marco) si trasferisce, da sola con lui, per un mese in uno sperduto paese di montagna sotto il Monte Rosa. Prende in affitto un appartamento nella casa di Manfred (interpretato da Filippo Timi), rude guida dalle poche parole. Giorno dopo giorno Manfred osserva Marina, e capisce quale segreto si nasconda in lei. Un segreto che nessuno conosce, che neanche il marito della donna ha saputo cogliere.
Le loro esistenze si intrecciano ancora di più dopo l’incidente, quando Manfred salva il piccolo Marco.
Anche per quanto hanno condiviso, le loro anime rimarranno indissolubilmente legate.
Come affermato dalla stessa Comencini in conferenza, i veri protagonisti della storia sono tre: Marina, Manfred e le montagne, bellissimo scenario che fa da sfondo alla vicenda ed esalta il tormento e la solitudine dei due. Visto il peso che ha nell’intera vicenda, bisognerebbe aggiungere forse come protagonista principale proprio la solitudine.
Marina e Manfred vivono, infatti, un disagio a causa proprio della solitudine che li circonda.
Marina non ha accanto a se il marito in un momento molto delicato della sua esistenza, e si parla di assenza emotiva più che fisica, mentre Manfred non è compreso dai suoi fratelli, vive lontano dai suoi figli ed è stato abbandonato dalla moglie.
Proprio per questa comune condizione le loro due anime si riconoscono e si cercano, sapendo di poter trovare nell’altro comprensione, sostegno ma soprattutto una vicinanza emotiva. Si desiderano, ma non si troveranno.
La trama è un adattamento dall’omonimo romanzo della stessa Comencini, la cui struttura di due monologhi interiori bene evidenzia la solitudine e la distanza tra i protagonisti.
Spunto ottimo per una storia, che offre varie possibilità narrative.
Ma un’occasione incredibilmente sprecata dalla regista, che non ha saputo dare il giusto spessore ai personaggi e il giusto pathos alla narrazione. Rispetto al romanzo i dialoghi sono stati ridotti all’osso, e i lunghi silenzi di non detto tra i protagonisti non riescono a creare la scintilla che permette allo spettatore di vivere il film non solo come storia ma come emozione pura.
I dialoghi rimasti sono stati mantenuti in uno stile troppo letterario e inseriti in un contesto talvolta non adatto. Rendono pertanto il dramma involontariamente comico.
Non sempre il talento si ha nel DNA.
La frase:
Sarà un uomo, deve conoscere le donne, deve sapersi difendere.
a cura di Giuliana Steri
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