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Scheda Film: Scusa ma ti chiamo amore

Scusa ma ti chiamo amore



Scusa ma ti chiamo amore

Titolo Originale: Scusa ma ti chiamo amore
Nazione: Italia
Anno: 2008
Genere: Romantico
Durata: --
Regia: Federico Moccia
Sito ufficiale:

Cast: Raoul Bova, Michela Quattrociocche, Veronika Logan, Luca Angeletti, Ignazio Oliva, Francesco Apolloni, Davide Rossi, Cecilia Dazzi, Luca Ward

Produzione: Cecchi Gori Group Tiger Cinematografica, Medusa Film
Distribuzione: Medusa
Data di uscita: 25 Gennaio 2008 (cinema)


Trailer: Trailer

(Opinioni presenti: 2 - Media Voto: 2 Stelle)



Niki (Michela Quattrociocche) e le sue amiche sono all'ultimo anno di scuola. Malgrado abbiano la maturità ne combinano ogni giorno di tutti i colori. Alex (Raoul Bova) è un ragazzo di quasi trentasette anni. E' stato lasciato da poco e senza un vero perché dalla sua fidanzata storica. Intorno a lui ruota un mondo complicato e divertente: i suoi genitori, le sorelle sposate con figli e poi i suoi tre amici Enrico (Luca Angeletti), Flavio (Ignazio Oliva) e Pietro (Francesco Apolloni) anche loro tutti già sposati ma ognuno con le proprie particolarità. Enrico è geloso, Flavio metodico, Pietro invece è in fissa con tutte le donne del mondo. Alex è un pubblicitario ed ha delle grandi responsabilità all'interno della sua azienda. Ma è appena arrivato un giovane rampante che mette a repentaglio il suo lavoro. E tutto questo non sarebbe niente se quella mattina Alex non incontrasse Niki. O meglio, se i due non si scontrassero. Niki è una bella ragazza, è divertente, è intelligente, è allegra, è spiritosa. C'è solo un piccolo dettaglio. Ha diciassette anni. Vent'anni meno di Alex. E dopo l'incontro di quella mattina nulla sarà come prima. Il mondo adulto si scontra con quello degli adolescenti. Ed ecco mamme e figlie in una discussione continua, papà che sono ancora ragazzini e ragazzi giovanissimi che sono già troppo adulti. Alex nonostante i fatti ed il cuore dimostrino il contrario, nonostante Niki gli abbia fatto scoprire la gioia di amare, viene sopraffatto dalla paura delle convenzioni e del futuro, rivede all'improvviso Elena (Veronica Logan), la sua ex fidanzata, e lascia Niki. Ma un giorno scopre qualcosa che finalmente gli fa aprire gli occhi su tutto. Anche sul suo amore per Niki. Così finalmente tutto si ricompone in nome dell'amore e del coraggio di seguire il proprio cuore.




Scusa ma ti chiamo amore
Federico Moccia con i libri scritti vende e fa tendenza liceale. Che diventa pericolosa quando i suoi personaggi si legano con una cinta l’uno all’altro in sella ad una motocicletta lanciata a velocità o, come succede in “scusa ma ti chiamo amore”, fanno “bum bum car”, cioè autoscontro con veicoli rubati. Un gesto considerato “rifiuto del sistema”. Figlio del mestierante Pipolo, regista e autore televisivo, sceneggiatore e romanziere, Moccia aveva già la dimestichezza con la macchina da presa per esordire al cinema. Per cui il problema del film non è tanto tecnico, quanto la pochezza della sostanza. Uno sconsolante vuoto borghese, che si presume generalizzato e per di più esposto col sorriso.
Nel confronto tra due generazioni, dalla differenza ventennale, gli adulti non fanno una bella figura, soprattutto sentimentalmente. Le mogli praticano yoga coinvolgendo i loro bambini, i mariti assoldano investigatori privati, le madri non si fidano dei figli (certo, bugiardi), 4 adulti sbavano per una tavolata con 4 adolescenti, alcuni partner tradiscono con avversari di lavoro del marito, altri con la moglie del migliore amico. Con cotanti modelli non stupisce che gli adolescenti dicano “io faccio quello che mi pare” (ovvero il divertimento a tempo pieno), rifiutino l’idea del lavoro con in tasca i soldi guadagnati da mamma e papà, stressino i professori dormendo in classe, negoziando sui voti, azzardando paralleli tra Leopardi e Totti. Se il trentasettenne protagonista dopo la prima notte di sesso con una diciassettenne già dice “solo con te” e si scopre geloso sui trascorsi raccontati, lei può anche dargli del “nonno” se le chiede rispetto per le cose altrui, del “braccino corto” se si lamenta pagando multe prese stupidamente a causa della ragazza, del “vigliacco” quando riaccoglie a casa l’ex-compagna che lo aveva lasciato. A contorno, mettiamoci pure l’ingresso in un centro sociale equiparato ad un’isola della droga (“questi consumano tutto”), tante celebri penne citate per lo più banalmente e una emblematica voce fuori campo investita di dignità arbitrale.

La frase: figli: farne, non mettercisi insieme.
Federico Raponi

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