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Scheda Film: Pietà

Pietà



Pietà

Titolo Originale: Pieta
Nazione: Corea del Sud
Anno: 2012
Genere: Drammatico
Durata: 102'
Regia: Kim Ki-duk
Sito ufficiale: pieta.kr
Social network:
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Cast: Cho Min-soo, Lee Jung-jin

Produzione:
Distribuzione: Good Films
Data di uscita: 14 Settembre 2012 (cinema)


Trailer: Trailer

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Un uomo vive facendo lo strozzino, minacciando brutalmente la povera gente per ottenere gli ingenti rimborsi dovuti agli usurai che lo hanno ingaggiato. Quest’uomo, senza una famiglia propria, ha causato sofferenze tremende a moltissime persone, ma continua la sua vita spietata senza alcun timore. Un giorno, una donna gli compare di fronte affermando di essere sua madre. Da principio, la scaccia via con freddezza, ma poi gradualmente la accetta nella sua vita. Decide di abbandonare quel lavoro crudele e di vivere una vita rispettabile. Inaspettatamente però la madre viene rapita. Immaginando che il responsabile sia qualcuno da lui ferito in passato, l’uomo comincia a rintracciare tutte le persone che ha maltrattato. Alla fine trova il responsabile, solo per scoprire che questo ragazzo si è suicidato molto tempo prima e che la donna, in realtà, è la madre della vittima; la donna ha dunque inscenato il rapimento per vendicarsi. E nonostante la pietà che è arrivata a provare nei confronti dell’uomo, come una madre, decide di compiere la propria vendetta e assassinarlo nel profondo dell’anima.




Pietà

Un usuraio usa metodi particolarmente violenti per riscuotere i suoi crediti. Costringe le proprie vittime ad avere incidenti sul lavoro per riscuotere il premio assicurativo. L'uomo compie il suo lavoro in maniera impersonale e distaccata, senza provare nulla per le persone che ha di fronte. Un giorno una donna si presenta alla sua porta e dice di essere sua madre.
Nel suo diciottesimo film Kim Ki-Duk affronta il tema della pietà in maniera del tutto personale e in maniera totalizzante. La sua non è una provocazione quanto un modo coerente di indagine sull'argomento prescelto. Ogni singola sequenza è caratterizzata da una mancanza di pietà, che non solo non viene soddisfatta, ma anzi viene imposta agli spettatori senza dare loro la possibilità di distogliere lo sguardo.
Siamo in pieno cinema della crudeltà, in cui ogni scena ha un'accezione terribile, declinata di volta secondo un diverso registro, dal drammatico al tragico, dal cinico al grottesco. Bisogna dire che questo accumulo di violenza, sia psicologica che fisica, non è sempre facile da sostenere e una scena in particolare è molto difficile da sostenere per la drammaticità intensa e per i presupposti francamente estremi. Tutto però ha un senso nell'economia di Kim Ki-Duk, e l'estrema cura nello studio delle immagini in alcuni casi riesce a far trascendere la pesantezza del momento. In altri casi, il regista coreano sceglie di mostrare un evento nella sua crudezza fattuale. Altre volte, Ki-Duk alleggerisce la tensione con situazioni al limite del comico. La composizione narrativa è realizzata con la medesima cura della composizione d'immagine.
A fare da cornice il quartiere Cheonggyecheon, una zona povera di Seoul popolata da artigiani con le loro modeste officine. Una zona, come viene detto chiaramente, destinata a scomparire. La pietà viene dunque applicata nei confronti di esseri umani, animali, oggetti e aree geografiche. Probabilmente uno dei film più memorabili del cineasta coreano.

La frase:
E' colpa mia.
a cura di Mauro Corso

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